Intervista a Maria Cannata
Da molti anni il Centro Studi Maurizio Di Benedetto (CSMDB) si occupa di ricerca e sperimentazione per quanto riguarda le condotte musicali infantili. A partire dal 2002, grazie alla ricerca Nido Sonoro, è stato possibile osservare, conoscere, interrogarsi e sistematizzare approcci relativi alla musicalità infantile. In questo percorso sono stati molto preziosi gli incontri e gli scambi con altri professionisti e metodologie. Tra questi, recentemente, grazie alla pubblicazione di due “Passeggiate sonore per piccoli esploratori” (ed. Curci Young), è stato possibile incontrare e confrontarsi con Maria Cannata che ringraziamo per aver risposto alle nostre domande.
Musicheria: In questi ultimi anni sono sempre più numerosi i testi per bambine e bambini. Secondo te, come mai questa “esplosione” di interesse e proposte?
Maria Cannata: Da una decina di anni, grazie a progetti nazionali sostenuti da più enti culturali e sociali attenti alla lettura rivolta ai piccoli, si è diffusa una cultura del libro che ha favorito una consapevolezza ed un valore educativo nell’esperienza di ascolto, attraverso il libro e la musica. Tutto ciò era destinato ad allargarsi nel tempo, ed ha consentito a editori già attivi da anni, specializzate in letteratura per l’infanzia o in progetti musicali, di ampliare finalmente le loro proposte, dall’altra editori che non avevano uno spazio dedicato all’infanzia, hanno colto l’opportunità, consapevoli che chi sceglie per i bambini piccoli, è l’adulto. Occorre fare una riflessione: ciò ha consentito da una parte, di avvicinare le persone ad una differente sensibilità, ad uno sguardo sul libro, ad un approccio all’ascolto e alla musica fin da piccoli, dall’altra si assiste ad una “visione” di libro, che deve soddisfare le esigenze dell’adulto per rispondere a quelle del bambino. Un libro pronto per proporre al bambino la risposta dell’adulto, e all’adulto una modalità per rispondere al bambino… Le fiere sono in aumento, anche quelle di settore, ma in parallelo non aumentano le tirature, ma le novità, che durante l’anno sono molte. Il lettore ha una duplice difficoltà, quella di orientarsi nell’ampio panorama editoriale e di non trovare un libro di qualità che cerca, perché già esaurito e magari destinato a non essere più in vendita. Per fortuna ci sono editori, i cui libri sono scelti per essere inseriti in un percorso editoriale sostenuto da un’attenta diffusione.
M.: Quali sono gli elementi, le caratteristiche fondamentali che tu ritieni importanti per realizzare un buon prodotto editoriale rivolto a bambine e bambini piccoli?
M.C.: Secondo me è l’interdisciplinarietà, un libro è una complessità di elementi in dialogo fra loro: Ogni elemento custodisce storie di persone, scelte, contenuti e pensieri differenti, uniti armonicamente da un filo leggero, la sorpresa. I libri di Bruno Munari incantano, nascondono i loro segreti, ci invitano ad un percorso da scoprire e vivono delle molteplici esperienze professionali dell’autore. Un libro, per me è un progetto, a partire dalla copertina e dalla quarta, le dimensioni, le illustrazioni, il ritmo delle parole in dialogo con il progetto musicale e sonoro, ma soprattutto occorre pensare ai bisogni dei bambini e delle bambine a cui ci rivolgiamo, e a quelli dell’adulto. Un ruolo importante è affidato alla copertina, che rappresenta il primo sguardo sul libro, deve evocare, incuriosire, affascinare, aprire alla sorpresa, in linea con i contenuti che racchiude. Un bravo illustratore, una brava illustratrice capace di tradurre e dialogare, con etica e rispetto, lasciando spazio al bambino nell’entità del linguaggio illustrato.
M.: Guardando la tua biografia, considerando in particolare la tua formazione iniziale presso l’Accademia di Belle Arti, emerge come filo rosso il tuo intento e il tuo interesse a coniugare letteratura/lettura e suono/musica. Cosa rende così proficuo e stimolante il rapporto tra questi due linguaggi?
M.C.: Per me sono linguaggi non così lontani tra loro, hanno delle vicinanze, tra le quali vive uno spazio di mezzo o soglia, che deve essere rispettato e che consente quel rispettoso dialogo. Questo spazio è importante, consente a entrambi una forma di relazione, a cui si può giungere con pazienza e tempo, attraverso scelte e costante ricerca. La forma che nasce da questo dialogo rispettoso, è per me un ascolto sospeso leggero, che apre l’immaginario. Ogni elemento evoca altro, in continuo dialogo, lettura suono, lettura voce, lettura ritmo e musicalità, ascolto musica libro. Penso che il bambino le viva tutte, ciascuna con la propria unicità, insieme su un filo. Per me, è una forma leggera e affascinante nella relazione con il bambino e la bambina. Altri aspetti significativo sono il tempo e l’orecchio, l’uno consente all’altro di scoprire, entrambi arricchiscono la memoria emozionale.
M.: I due testi da te curati raccontano passeggiate sonore nella natura e ripercorrono entrambi il ciclo vitale di piccoli animali. Come mai queste scelte? Quali sono i temi e i principi “compositivi” che vi hanno guidato nella redazione di questi testi sonori (è possibile tramite un qrcode ascoltare i suoni associati alle passeggiate)?
M.C.: La natura è la mia infanzia, memoria ricca di emozioni e relazioni importanti, che mi accompagnano.
È un bisogno del bambino crescere in spazi aperti, in un bel libro Giovanni Maria Bollea parla di questo bisogno importante che accompagna il bambino dalle sue prime fasi di crescita al percorso di adulto. Quando passeggiamo ci relazioniamo con il trascorrere del tempo, con costanza e fatica raggiungiamo i luoghi desiderati, lo sguardo osserva il mondo che ci circonda e che cambia. Se poi tutto avviene in compagnia, allora condividiamo tutto, tempo, fatica, desideri, curiosità, giochi e relazioni.
I personaggi delle storie si muovono in un percorso di passeggiata, passo dopo passo scoprono e accompagnano in parallelo lo sguardo del bambino sul libro.
La storia sonora in un certo senso racchiude il progetto sonoro, pensato per unire esigenze di ascolto e di lettura, ovvero propone diverse modalità di approccio all’ascolto. Dalla storia sonora completa, che nelle tracce successive viene proposta in singoli frammenti/aperture del libro (per consentire il riascolto dei momenti, dei suoni che incuriosiscono), prosegue proponendo all’adulto e al bambino, di mettersi in gioco leggendo la storia con le loro voci, insieme al percorso sonoro, privo di voce narrante. Come ulteriore opportunità di approfondimento, nelle ultime pagine, è proposto un gioco educativo rivolto all’orecchio e alle mani, splendidamente illustrata da Emanuela Bussolati presenta alcuni personaggi e i loro suoni, da ricreare insieme all’adulto con materiali e oggetti che possono ritrovare a casa, a scuola o in giardino.
I suoni che si possono ascoltare tramite il QR Code, intendono evocare quelli dei personaggi, dei luoghi in cui vivono e delle stagioni. Non avrei potuto, per motivi etici e per rispetto nei confronti della natura, proporre suoni tratti dal reale. L’esperienza con la natura è unica. Difatti uno degli intenti del progetto è invitare bambini e adulti a ritrovare quei luoghi, vicini a loro.
M.: In una tua intervista hai detto che la lettura di testi sonori può essere una “occasione per l’adulto per conoscersi nella relazione col bambino”. Puoi spiegare meglio questo concetto?
M.C.: Vivere un percorso sonoro, significa per un bambino ed un adulto, trovare un filo comune da condividere, che cresce e prende forma nel percorso, cambia in parallelo con le curiosità e le aspettative di entrambi. L’adulto e il bambino, ciascuno con le proprie visioni, cercano, trovano, cambiano, arricchiti da una relazione empatica, insieme, si arricchiscono e crescono nell’osservazione. Penso sia un’occasione per l’adulto conoscersi nella relazione con il bambino, diventando adulto consapevole.
M.: Siamo in un’epoca in cui tutto viaggia a una velocità elevata: gli stimoli sono spesso frammentati, sovrapposti e rapidi. Nei tuoi laboratori proponi un approccio all’ascolto come tempo lento. Cosa intendi? Quanto è importante ascoltare per bambine e bambine? Quanto è fondamentale questa dimensione nella crescita e maturazione delle persone?
M.C.: Il laboratorio per me è uno spazio in cui una traccia lasciata, un’impronta consente di lavorare, sperimentare. Per il bambino questo si traduce in esperienza aperta, attraverso stimoli adeguati, scelti nel tempo considerando le esigenze individuali e l’età. Per fare ciò occorre riconoscere il tempo di ogni bambino e bambina, rispettarne le esigenze di approfondimento, piacere e riconoscimento. Naturalmente ciò è possibile, lavorando con piccoli gruppi, prestando attenzione ad ogni bambino e all’adulto, come persone che condividono il laboratorio. Tutto con leggerezza, cercando di far diventare il laboratorio un’esperienza di conoscenza per entrambi.
M.: Infine, abbiamo visto che curi con la biblioteca di Gavirate un micro Festival su Gianni Rodari, autore molto amato e di riferimento per noi del Centro Studi. Quali sono per te gli elementi di maggior ispirazione di questo autore?
M.C.: Questa è una domanda immensa, è difficile trovare una risposta piccina perché mi emoziona parlare di Rodari, quando ne parlo mi sento dentro le sue storie. Senza dubbio questo è uno dei motivi per me di grande fascino.
Sono legata in particolar modo allo sguardo del bambino proposto da Rodari, con diverse modalità e forme, prospettive differenti, attente anche alla relazione con l’adulto. La leggerezza che scivola nel ritmo delle parole, suoni propri che dialogano tra loro, con ironia. Penso sia importante nella quotidianità scegliere le parole, con un orecchio attento al loro suono, ci aiutiamo a giocare con i suoni, a scoprirli e a scoprirci. L’esplorazione sonora libera del pensiero di Rodari, è uno degli elementi a cui guardo molto, che conduce il bambino dall’educazione alla libertà, al pensiero che cresce attraverso l’esperienza della mano, dell’orecchio, organizzata e pensata, adeguata al cambiamento esigente del bambino, forma di crescita, esperienza ludica. E poi, quando creo un libro, un progetto cerco sempre di ricordare un pensiero di Rodari, un libro deve essere pensato per tutti. Riflessione semplice, ampia che porta ad allargare lo sguardo, a non escludere nulla, a pensare con attenzione anche a coloro che hanno esigenze differenti e particolari. Da questo pensiero mi sono avvicinata al libro tattile come forma di libro, che unisce linguaggio tattile, scrittura braille ed esperienza sonora per i ciechi.