Tra continuum e parcellizzazione
Anni fa, se avevamo la febbre, usavamo il tradizionale termometro che, nel momento in cui la nostra temperatura corporea scendeva o saliva, il mercurio scivolava in alto o in basso non rispettando affatto le tacche esterne che, al contrario, indicavano dei punti ben precisi di una temperatura parcellizzata dalla mente umana. In breve il mercurio, senza sapere nulla delle tacche obbligate dai sistemi di misura come ad esempio quelli della scala Celsius (100 punti-gradi) o quella Fahrenheit (180 punti-gradi), continuava a slittare in forma di continuum su e giù senza rendersi conto che nello stesso momento si sarebbe trovato a misurare, per esempio, 40° C o 104° F.
Da un altro punto di vista strettamente fisico-acustico, il suono in natura è un evento che si manifesta in forma di continuum, una sorta di glissato che sale o scende senza fermarsi in punti sonori ben precisi. E anche in questo caso le molte culture musicali presenti nel mondo hanno deciso di segmentare, di parcellizzare questa continuità vibrante in scale musicali o in sistemi fono-musicali più limitati per poter permettere alla nostra percezione auditiva una gestione più ordinata e controllata di quella grande pratica che noi oggi indichiamo sotto l’ampio termine Musica.
Naturalmente come esistono al mondo diverse scale termometriche (Celsius, Fahrenheit, Reamur, Kelvin) così esistono diverse scale musicali (cromatiche, maggiori, minori, esatonali, pentafoniche, pentatoniche, blues, araba, etc.) che ritagliano in diversi punti sonori (note) il vasto continuum fisico-acustico generale.
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