Diario di un viaggio intorno al paesaggio sonoro come teatro educativo
A volte un corso di formazione lascia segni particolari, riesce a mettere in relazione pensieri profondi, a vivere condivisioni forti. In tutto questo tempo, ormai lungo, di distanze e di lontananze, abbiamo cercato vari modi di resistere, abbiamo cercato soluzioni, abbiamo provato, sperimentato.
Da uno dei corsi che abbiamo realizzato (Il paesaggio sonoro come teatro educativo) ci piace rendere pubblico il diario di viaggio di Francesca Romana Motzo, per la profondità della riflessione e per le risonanze pedagogiche che, pur frutto di una riflessione individuale, in forma appunto di diario, riflettono molto del vissuto anche di altri e altre partecipanti, ovviamente ognuno con le proprie accentuazioni e angolazioni.
Le lettere che Francesca Romana ci ha inviato settimanalmente, lungo i quattro mesi di durata dell’attività formativa, erano nate, a dire il vero, da un’esigenza molto pratica: la necessità di colmare un gap tra formazione sincrona e asincrona. L’impossibilità di partecipare in diretta agli incontri ha reso necessario per l’autrice una visione in differita dove il clima partecipato, sia sul piano cognitivo che emotivo, è stato riletto a distanza, alleggerito da un distacco lieve quanto sempre in relazione. Ne sono emerse sfumature inattese, intrise di sensibilità e attenzioni che ci piace restituire, in primo luogo, a chi questo corso ha vissuto in presenza, ma poi anche al lettore di Musicheria, che conosce il taglio e la proposta complessiva del progetto di ricerca e formazione del Centro Studi Maurizio Di Benedetto.
Come conduttori del corso abbiamo sostenuto con entusiasmo queste restituzioni settimanali, così ricche di sentimenti e immagini, e abbiamo sollecitato Francesca Romana ad una revisione finale che fosse in grado di aprire uno squarcio di luce diverso su questa attività formativa che, avviata appunto come strumento di resilienza, nel perdurare di questa interminabile pandemia, è riuscita quasi inaspettatamente ad offrire, nel suo dispiegarsi, una visione rinnovata di futuro di cui tutti avevamo e abbiamo bisogno.
Enrico Strobino e Maurizio Vitali
>>> in allegato, per gli abbonati (facendo login), il testo di Francesca Romana Motzo