Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

Musica d’arte 1: Le Sacre du Printemps

Conferenze, ascolti e dibattiti

Da quando sono in pensione, mi sono sentito in dovere di offrire alla popolazione del paesino dove vivo, delle lezioni/conferenza divulgative rivolte ad un pubblico di non addetti ai lavori.
Questo il programma:
 
La biblioteca di Mongrando propone alla popolazione, serate di conferenze e dibattiti sulla musica d’arte, in cui si ascolteranno e analizzeranno brani della tradizione classica e contemporanea per addentrarsi in modo semplice e divulgativo nelle tecniche del comporre musicale per apprezzare e comprendere meglio i grandi capolavori.
Le serate, a cadenza quindicinale, potranno essere un momento di aggregazione sociale (rivolto in particolare ai giovani) in cui offrire spunti storico-didattici per un graduale avvicinamento alla musica colta.   
Ogni incontro avrà come centro l’ascolto e l’analisi di un grande capolavoro del passato o contemporaneo, intorno al quale si articoleranno riflessioni più generali sul mondo della musica d’oggi.
 
– Igor Strawinsky: “Le Sacre du Printemps”
– M. Ravel: “Bolero” – D. Shostakovich: “Sinfonia n. 7”
– J. S. Bach: “L’ arte delle Cantate”
– Steve Reich e Philip Glass: “Il minimalismo americano”
– Josquin Desprez: “Missa Pange Lingua”
– Arvo Pärt: “La tecnica Tintinnabuli”
– Claudio Monteverdi: “I Madrigali e l’Orfeo”
– AA.VV.: “Sperimentazioni e nuove tendenze”
– Leonard Bernstein: “I Musical”
– Gustav Mahler: “Das Lied von der Erde”
 
Gli incontri sono iniziati e stanno avendo un notevole successo. Per questa ragione mi sono deciso a rendere partecipi di questa esperienza, anche se sotto forma di scritto, gli educatori che frequentano Musicheria.   
Sono convinto che il taglio divulgativo di queste analisi possa essere di una qualche utilità per un approccio didattico primario nell’affrontare questi temi.
Spesso a scuola, abbiamo di fronte ragazzi il cui mondo musicale è lontanissimo dagli argomenti qui presentati, ma proprio per questo ritengo importante avvicinarli ai grandi capolavori.

Perché musica d’arte? Come definire ciò che comunemente chiamiamo “Musica Classica”?

Dal 1958 al 1972 Leonard Bernstein diresse con la New York Philarmonic Orchestra una serie di concerti-lezione per famiglie con bambini: Young people’s concerts. In uno di questi concerti Bernstein ha spiegato cosa intendesse per Musica Classica cercando quali termini fossero più corretti:
 
Musica classica: non va bene perché il termine definisce solo il cosiddetto periodo classico (1750-1800). “Quasi tutti pensano di sapere che cosa sia la musica classica: qualsiasi musica che non sia jazz, o pop o folk. Ma non è così che si spiega che cos’è la musica classica. Non si può definire una parola per contrapposizione a quello che non è” (Leonard Bernstein, Giocare con la musica, 2007 p.125).
Buona Musica: non si può usare l’aggettivo buona per descrivere un solo tipo di musica perché vi è del buon jazz, pop, rock, folk ecc…
Musica seria: ma cosa c’è di più serio di una danza di guerra africana o i canti di lavoro degli schiavi neri americani.
Musica colta: significa che solo le persone intelligenti e acculturate possono capirla?  Conosciamo tutti persone con pochissima cultura che amano i capolavori della musica classica.
Musica sinfonica: il termine esclude tutto ciò che non è sinfonico come le sonate per pianoforte, i quartetti d’arco, i cori ecc…
Longhair Music: (letteralmente con i capelli lunghi); “Il termine fu inventato dai musicisti jazz per definire tutta la musica che non era la loro. Ma ormai abbiamo visto molti musicisti jazz, pop e rock con i capelli lunghi, quindi credo che anche questa definizione non funzioni” (Bernstein, cit., p.126).
Musica esatta: è il termine che Bernstein individua più corretto per spiegare la musica classica perché si richiede agli esecutori di suonare esattamente ciò che è scritto.  “La vera differenza è che quando un compositore scrive un pezzo di quella che è comunemente chiamata musica classica, mette per iscritto esattamente le note che vuole, per gli strumenti o le voci che vuole,[…] E scrive anche tutte le indicazioni che gli vengono in mente per dire, con la maggior precisione possibile, quanto veloce o lento, forte o piano deve essere un movimento, e migliaia di altre cose per aiutarli a interpretare esattamente le note che ha pensato”. (Bernstein cit., p. 127).
Ma io intendo allargare il campo anche a tutte quelle forme musicali che comprendono ampi spazi di improvvisazione e non fanno uso della scrittura musicale quindi la chiamerò MUSICA D’ARTE.

Il primo contributo è su Le Sacre du printemps di Strawinsky (vedi allegato) 

 

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