Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

Libri di didattica della musica

Elenco, in ordine cronologico dal 1964 al 2017, di testi per la scuola di base e i nidi

L’elenco allegato riporta in ordine cronologico le pubblicazioni che considero di “didattica della musica”, cioè libri che hanno un contenuto prevalente (anche se non esclusivo) di proposte operative. Sono i libri che, nel corso dei miei studi e delle mie esperienze, ho potuto leggere e consultare (o, in alcuni casi, di cui ho potuto visionare almeno l’indice) ricavandone idee, spunti, suggerimenti, prospettive, anche se non sempre condivise. Ovviamente l’elenco non ha la pretesa di essere completo ed esaustivo, anche perché non ho segnalato testi di cui ho visto sì il titolo, l’autore e la casa editrice su vari siti internet, ma dei quali non ho potuto visionare anche solo parzialmente il contenuto (e d’altra parte le mie finanze non mi permettono di acquisire tutte le pubblicazioni di didattica musicale…).

Perché questo elenco?

Non certo per far sapere quali libri ho letto o consultato (credo che la cosa non interessi a nessuno). Il fatto è che talvolta ho l’impressione che taluni sembrano ignorare quanto è stato elaborato e scritto in passato – quasi sempre come frutto di esperienze sul campo – in merito alla didattica della musica. Ho pensato allora di offrire un’informazione su buona parte della pubblicistica prodotta nell’ultimo mezzo secolo.

Forse varrebbe la pena riprendere in mano alcune di queste pubblicazioni e valorizzarle per il loro contenuto e per le proposte che, a mio avviso, in molti casi hanno ancora un sapore di novità.

Preciso comunque che non ho elencato i testi che si presentano come raccolta di canti, per i quali andrebbe fatta una ricerca a parte che offrirebbe interessanti spunti di discussione (diversi anni fa avevo compilato un catalogo delle pubblicazioni edite tra il 1970 e il 1992: cfr. il contributo Raccolte di canti per le scuole dell’infanzia ed elementari.

Non ho citato poi i libri di testo per le scuole secondarie, l’analisi dei quali permetterebbe di evidenziare luci e ombre dell’evoluzione di contenuti e metodi dell’educazione musicale nelle scuole secondarie inferiori e superiori. Per un’analisi dei libri di testo dal 1963 al 1994 cfr. il saggio di Rosalba Deriu, Testi, contesti, pretesti. L’editoria scolastica in Italia dal ’63 ad oggi, in Giuseppe Grazioso, L’educazione musicale tra passato presente e futuro (Ricordi, Milano, 1994, pp. 36-63).

Un altro settore qui non preso in considerazione è quello delle pubblicazioni specifiche per la didattica strumentale e per i vari corsi delle Scuole di musica e dei Conservatori.

Un elenco a parte meriterebbero i numerosissimi articoli apparsi nelle diverse annate delle riviste specificamente dedicate alla pedagogia e alla didattica musicale, quali: beQuadro, Il Saggiatore Musicale, La Cartellina, Musica Docta, Musica Domani, Musicascuola, Musicheria.net come pure i tanti contributi apparsi sulle riviste scolastiche, quali ad es. Bambini, Cooperazione Educativa, Infanzia, La Vita Scolastica, Scuola dell’Infanzia, Scuola e Didattica, Scuola Italiana Moderna. Uno studio comparato di questi articoli potrebbe mettere in luce la diversità di “scuole di pensiero”, l’evoluzione dei contenuti curricolari, alcune costanti metodologiche.

Non ho segnalato inoltre testi più specificamente di “pedagogia” della musica, per i quali rimando alla bibliografia contenuta nel volume da me curato Pedagogia della musica: un panorama (Clueb, Bologna, 1994, pagg. 227-289, ora anche in https://www.musicheria.net/2011/11/25/pedagogia-della-musica-bibliografia-in-lingua-italiana-1967-1993/ ), bibliografia che andrebbe completata per il periodo 1993-2017.

Per pubblicazioni più recenti – attinenti ai nidi d’infanzia, alla scuola dell’infanzia e primaria, alla scuola secondaria di I grado – si veda anche la bibliografia curata da Maurizio Spaccazocchi allegata al suo saggio Curricoli verticali di educazione musicale, in https://www.musicheria.net/2018/04/10/curricoli-verticali-di-educazione-musicale/)

Andrebbe infine tenuto conto dello sviluppo che hanno avuto nell’ultimo ventennio piattaforme e siti web dedicati alla metodologia e alla didattica musicale, anche con riferimento all’uso delle nuove tecnologie. Anche in questo caso sarebbe interessante un’analisi approfondita dei contenuti, compito che lascio a qualche studioso volonteroso.

Mi piace, in conclusione, riportare in questa sede – perché lo condivido in pieno e lo ritengo molto attuale a distanza di vent’anni – un pensiero di Franca Ferrari, tratto dalla sua presentazione al libro di Cinzia Vicinanza, Io sto zitto e tu? Un percorso teorico-esperienziale per una didattica cooperativa entro e oltre i confini della musica (Edizioni Godot, 1998):

«Se dovessi indicare un criterio che aiuti a decidere quali libri è oggi utile pubblicare per rendere effettivamente un servizio agli insegnanti, e soprattutto agli insegnanti di educazione musicale, indirizzerei verso testi che, lungi dal dedicarsi solo ai suggerimenti di didattica musicale spicciola, ma anche dal limitarsi alla discussione dei modelli teorici, riescano invece ad innestare l’elaborazione teorica sul resoconto dell’esperienza, problematizzando ciò che avviene o può avvenire in concrete aule scolastiche.

Ciò di cui avverto la mancanza inquietante è infatti lo sviluppo della capacità, da parte dell’insegnante, di riflettere in modo serio e sistematico sulla prassi, facendo in modo che il riferimento consapevole all’una o all’altra teoria psico-pedagogica o metodologia didattica contribuisca sia a spiegare le dinamiche che si verificano in classe che a formulare la progettazione di percorsi operativi ulteriori.

Non solo, mi sembra urgente riuscire a suggerire agli insegnanti di ogni ordine di scuola che l’atteggiamento curioso e coraggioso del ricercatore, ove ci si affidi ad un modello di ricerca di base fondato sul circuito prassi-teoria-prassi, può effettivamente risultare portatore di un sale, buono per prevenire da deterioramento e insaporire costantemente quella voglia di educare che dalle difficoltà della realtà sociale e scolastica attuale è messa continuamente e pesantemente alla prova.

L’acquisizione di una competenza didattica non nasce, infatti, ipso facto, dalla acquisizione di conoscenze pedagogiche o psicologiche o didattiche generali, né viene, automaticamente, dall’accumulo di esperienza (non basta aver insegnato tanti anni per essere un bravo professore, nel senso di un professore capace di far venir fuori le capacità di tutti i suoi allievi). Invece mi sembra che la professionalità didattica sia strettamente collegata alla capacità di leggere e ascoltare ciò che accade in classe, di vedere e interpretare i propri errori, di saper assumere rispetto agli eventi la distanza necessaria alla progettazione di svolte, prosecuzioni, aggiustamenti. In questo, l’attenzione all’interdipendenza che continuamente si stabilisce tra messaggi di contenuto e messaggi relazionali nella comunicazione tra insegnanti e studenti è fondamentale. È venuta l’ora anche per noi musicisti, in un’epoca in cui la musica, al di fuori della scuola, sembra avere un così grande potere di catalizzatore sociale, mentre, al contrario, ovunque si moltiplicano i fattori di disgregazione e individualizzazione, di studiare tutti i modi in cui sia possibile facilitare, instaurare, curare, migliorare le relazioni umane attraverso la musica […]».

 

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