Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

L’improvvisazione che fa crescere l’invenzione

François Delalande

In margine al libro “Ragazzi che si ascoltano. Improvvisare con i suoni nella scuola di base” di Maurizio Vitali

L’impressione al termine della lettura di “Ragazzi che si ascoltano. Improvvisare con i suoni nella scuola di base”, di Maurizio Vitali (Progetti Sonori, Mercatello sul Metauro PU, 2024) è di essere di fronte ad un libro molto bello, utile e con una documentazione veramente ampia.

Ci interessa collocare questo libro nel possibile programma generale di una pedagogia dell’invenzione musicale.

La parola “invenzione” è stata scelta con cura e va a coprire le diverse fasi dell’educazione al suono e alla musica, dall’esplorazione nel nido fino alla composizione individuale e collettiva che è possibile realizzare in classe, anche attraverso il computer.
L’esplorazione negli asili nido, grazie al lavoro che abbiamo svolto insieme al CSMDB a Lecco all’inizio degli anni 2000, è ben documentata e approfonditamente presentata nel libro “La nascita della musica. Esplorazioni sonore dalla prima infanzia”[1]. Questa ricerca è stata successivamente estesa anche attraverso lo studio riguardante “Il dialogo sonoro”, svolto sempre da Maurizio Vitali[2].
Conosciamo poi bene la forma che l’invenzione musicale assume nella scuola dell’infanzia, grazie all’esperienza di Monique Frapat e ai video girati da suo figlio Laurent[3].
Ovviamente ci aspettavamo che l’esplorazione potesse svilupparsi già dalle scuole elementari, in particolare attraverso l’improvvisazione musicale, ma non solo non avevamo alcuna documentazione o registrazione video minimamente strutturata che potesse supportare questa aspettativa, non sapevamo neanche bene come avremmo potuto praticare l’improvvisazione musicale proprio a partire da quell’età. Il libro “Ragazzi che si ascoltano” va a riempire questo vuoto, contribuendo alla costruzione di una visione più ampia della pedagogia dell’invenzione musicale nei primi anni di scuola. Anche Emanuele Pappalardo, nella sua ricerca sulla composizione individuale al computer, ci ha lasciato un’altra documentazione importante in questa stessa direzione[4].
Potremmo quindi affermare che ciò che oggi sembra ancora mancare è lo studio svolto in classe della composizione di gruppo sui corpi sonori, sulla voce o sugli strumenti. Personalmente avevo raccolto due registrazioni audio, commentate nel mio volume “La musica è un gioco da bambini”, ma è davvero poco rispetto a quello di cui avremmo bisogno[5].

Il libro di Maurizio Vitali presenta un modello di “ricerca-azione” documentata con estremo dettaglio, con i suoi numerosi video in formato MP4 e gli esempi audio in MP3, che potranno sicuramente essere utilizzati da chi, come me, sarà interessato ad acquisire esempi per il proprio lavoro di ricerca, formazione o divulgazione.
Apprezzabile è poi l’impostazione autobiografica, evidente subito dalle prime pagine del libro, che riconnette una ricerca personale all’esperienza di essere insegnante di musica nella scuola di base da oltre 30 anni, diventando essa stessa oggetto di analisi. Chiaro in questo senso l’impianto metodologico che emerge e che consente al lettore d’identificare un modo preciso di lavorare a scuola con i ragazzi, che non impedisce di rimanere comunque stupiti di fronte alla finezza delle osservazioni degli studenti nella loro ricerca sui suoni e sui gesti.
I tre livelli di improvvisazione proposti: “suono”; “tu suoni con me”; “suoniamo insieme”, risultano efficaci, proprio in quanto evidenziano forme diverse d’improvvisazione, che diventa utile poter analizzare separatamente. Anche gli indicatori elaborati dall’insegnante insieme ai ragazzi per la costruzione delle griglie di valutazione risultano efficaci, già dai primi quattro declinati per descrivere i lavori individuali.
Il modello di didattica dell’improvvisazione presentato, nel suo decorso: fare – analizzare (insieme) – rifare, riconnette continuamente l’analisi collettiva di quanto fatto con la prassi, in particolare attraverso la valorizzazione delle registrazioni audio o video, e costituisce un passo importante nello sviluppo di una metodologia della didattica dell’invenzione musicale.
Anche l’evidente riconoscimento di altre ricerche, quali quelle promosse da Emanuele Pappalardo a cui sopra si faceva riferimento, fanno cogliere il senso di un processo consapevole e orientato verso una meta comune[6]. Nel libro di Maurizio Vitali vengono presentate per esempio delle composizioni elettroacustiche utilizzate come un mezzo per migliorare la competenza dell’organizzazione del suono che interessa l’improvvisazione. Ciò ha consentito ai ragazzi di concentrarsi sull’analisi della retorica nella gestione delle transizioni (introdurre, sviluppare, frammentare, ritmare, concludere) che caratterizzano in modo importante tutta l’invenzione musicale e la composizione più in generale. Alcune improvvisazioni, in particolare nei dialoghi a due, risultano vere e proprie composizioni improvvisate, come nel caso della performance di Ryan e Mirko.
Il libro affronta anche l’importante questione del valore estetico che queste produzioni rivestono, dove le dimensioni che vengono proposte: “meraviglia, sorpresa, attesa, concentrazione, emozione” sembrano giuste rispetto all’età e al contesto in cui si sono realizzate.
Per concludere un elemento di effettivo stupore è stato il cogliere un’atmosfera di calma diffusa e di qualità dell’ascolto, anche all’interno di improvvisazioni collettive come il “Bosco sonoro”. Uno spazio ampio, un numero piuttosto elevato di strumentisti e strumenti hanno generato paesaggi sonori molto dolci ed è qui che è emerso un altro obiettivo essenziale evidenziato dalla ricerca: la qualità della relazione sociale tra i ragazzi. Non possiamo immaginare niente di meglio di questa forma di improvvisazione collettiva per favorire l’ascolto reciproco, magari anche in una classe un po’ turbolenta e conflittuale. Si comprende così pienamente il senso della scelta del titolo, “Ragazzi che si ascoltano”: il fatto che degli adolescenti riescano ad ascoltarsi in un rapporto così rispettoso tra loro è sicuramente un obiettivo molto importante da raggiungere, sia in classe che fuori, nella vita e per la società.

[1] Delalande F. (a cura di) [2009], La nascita della musica. Esplorazioni sonore nella prima infanzia, FrancoAngeli, Milano.

[2] Vitali M. [2018], Suoni con me. Il dialogo sonoro dalla prima infanzia, FranAngeli, Milano

[3] Monique Frapat è conosciuta in Italia, in particolare per il libro: Frapat M. [1994], L’invenzione musicale nella scuola dell’infanzia (a cura di Mazzoli F.), Junior, Bergamo. I video, di Lorent Frapat, insieme ad un ricordo della figura di Monique, sono disponibili su Musicheria.net, raccolti nel redazionale, L’insegnamento di Monique Frapat.

[4] Pappalardo E. [2019], Composizione analisi musicale e tecnologia nella scuola primaria. I bambini compongono, raccontano, analizzano, riflettono, ETS, Pisa.

[5] Delalande F. [2001], La musica è un gioco da bambini (a cura di Disoteo M.), FrancoAngeli, cfr. Osservazione 20, p. 173.

[6] Oltre al volume già citato è certamente orientata nella stessa direzione la ricerca da cui il libro di Pappalardo E. [2023], Composizione e analisi nelle prime fasi di studio dello strumento musicale. Aspetti cognitivi, creativi, affettivi e relazionali, ETS, Pisa., nonché i primi due volumi della Collana LaPIM (Laboratorio di Pedagogia dell’invenzione Musicale), che pur non essendo propriamente lavori di ricerca-azione sono densi di riferimenti metodologici e di esempi registrati a scuola: Strobino E. [2022], Il suono l’istante l’avventura. Educazione musicale e improvvisazione, e Strobino E. Vitali M. [2023], Il paesaggio sonoro come teatro educativo. Ecologia-Etica-Estetica, Progetti Sonori, Mercatello sul Metauro.

 

 

La parola “invenzione” è stata scelta con cura e va a coprire le diverse fasi dell’educazione al suono e alla musica, dall’esplorazione nel nido fino alla composizione individuale e collettiva che è possibile realizzare in classe, anche attraverso il computer.
L’esplorazione negli asili nido, grazie al lavoro che abbiamo svolto insieme al CSMDB a Lecco all’inizio degli anni 2000, è ben documentata e approfonditamente presentata nel libro “La nascita della musica. Esplorazioni sonore dalla prima infanzia”[1]. Questa ricerca è stata successivamente estesa anche attraverso lo studio riguardante “Il dialogo sonoro”, svolto sempre da Maurizio Vitali[2].
Conosciamo poi bene la forma che l’invenzione musicale assume nella scuola dell’infanzia, grazie all’esperienza di Monique Frapat e ai video girati da suo figlio Laurent[3].
Ovviamente ci aspettavamo che l’esplorazione potesse svilupparsi già dalle scuole elementari, in particolare attraverso l’improvvisazione musicale, ma non solo non avevamo alcuna documentazione o registrazione video minimamente strutturata che potesse supportare questa aspettativa, non sapevamo neanche bene come avremmo potuto praticare l’improvvisazione musicale proprio a partire da quell’età. Il libro “Ragazzi che si ascoltano” va a riempire questo vuoto, contribuendo alla costruzione di una visione più ampia della pedagogia dell’invenzione musicale nei primi anni di scuola. Anche Emanuele Pappalardo, nella sua ricerca sulla composizione individuale al computer, ci ha lasciato un’altra documentazione importante in questa stessa direzione[4].
Potremmo quindi affermare che ciò che oggi sembra ancora mancare è lo studio svolto in classe della composizione di gruppo sui corpi sonori, sulla voce o sugli strumenti. Personalmente avevo raccolto due registrazioni audio, commentate nel mio volume “La musica è un gioco da bambini”, ma è davvero poco rispetto a quello di cui avremmo bisogno[5].

Il libro di Maurizio Vitali presenta un modello di “ricerca-azione” documentata con estremo dettaglio, con i suoi numerosi video in formato MP4 e gli esempi audio in MP3, che potranno sicuramente essere utilizzati da chi, come me, sarà interessato ad acquisire esempi per il proprio lavoro di ricerca, formazione o divulgazione.
Apprezzabile è poi l’impostazione autobiografica, evidente subito dalle prime pagine del libro, che riconnette una ricerca personale all’esperienza di essere insegnante di musica nella scuola di base da oltre 30 anni, diventando essa stessa oggetto di analisi. Chiaro in questo senso l’impianto metodologico che emerge e che consente al lettore d’identificare un modo preciso di lavorare a scuola con i ragazzi, che non impedisce di rimanere comunque stupiti di fronte alla finezza delle osservazioni degli studenti nella loro ricerca sui suoni e sui gesti.
I tre livelli di improvvisazione proposti: “suono”; “tu suoni con me”; “suoniamo insieme”, risultano efficaci, proprio in quanto evidenziano forme diverse d’improvvisazione, che diventa utile poter analizzare separatamente. Anche gli indicatori elaborati dall’insegnante insieme ai ragazzi per la costruzione delle griglie di valutazione risultano efficaci, già dai primi quattro declinati per descrivere i lavori individuali.
Il modello di didattica dell’improvvisazione presentato, nel suo decorso: fare – analizzare (insieme) – rifare, riconnette continuamente l’analisi collettiva di quanto fatto con la prassi, in particolare attraverso la valorizzazione delle registrazioni audio o video, e costituisce un passo importante nello sviluppo di una metodologia della didattica dell’invenzione musicale.
Anche l’evidente riconoscimento di altre ricerche, quali quelle promosse da Emanuele Pappalardo a cui sopra si faceva riferimento, fanno cogliere il senso di un processo consapevole e orientato verso una meta comune[6]. Nel libro di Maurizio Vitali vengono presentate per esempio delle composizioni elettroacustiche utilizzate come un mezzo per migliorare la competenza dell’organizzazione del suono che interessa l’improvvisazione. Ciò ha consentito ai ragazzi di concentrarsi sull’analisi della retorica nella gestione delle transizioni (introdurre, sviluppare, frammentare, ritmare, concludere) che caratterizzano in modo importante tutta l’invenzione musicale e la composizione più in generale. Alcune improvvisazioni, in particolare nei dialoghi a due, risultano vere e proprie composizioni improvvisate, come nel caso della performance di Ryan e Mirko.
Il libro affronta anche l’importante questione del valore estetico che queste produzioni rivestono, dove le dimensioni che vengono proposte: “meraviglia, sorpresa, attesa, concentrazione, emozione” sembrano giuste rispetto all’età e al contesto in cui si sono realizzate.
Per concludere un elemento di effettivo stupore è stato il cogliere un’atmosfera di calma diffusa e di qualità dell’ascolto, anche all’interno di improvvisazioni collettive come il “Bosco sonoro”. Uno spazio ampio, un numero piuttosto elevato di strumentisti e strumenti hanno generato paesaggi sonori molto dolci ed è qui che è emerso un altro obiettivo essenziale evidenziato dalla ricerca: la qualità della relazione sociale tra i ragazzi. Non possiamo immaginare niente di meglio di questa forma di improvvisazione collettiva per favorire l’ascolto reciproco, magari anche in una classe un po’ turbolenta e conflittuale. Si comprende così pienamente il senso della scelta del titolo, “Ragazzi che si ascoltano”: il fatto che degli adolescenti riescano ad ascoltarsi in un rapporto così rispettoso tra loro è sicuramente un obiettivo molto importante da raggiungere, sia in classe che fuori, nella vita e per la società.

[1] Delalande F. (a cura di) [2009], La nascita della musica. Esplorazioni sonore nella prima infanzia, FrancoAngeli, Milano.

[2] Vitali M. [2018], Suoni con me. Il dialogo sonoro dalla prima infanzia, FranAngeli, Milano

[3] Monique Frapat è conosciuta in Italia, in particolare per il libro: Frapat M. [1994], L’invenzione musicale nella scuola dell’infanzia (a cura di Mazzoli F.), Junior, Bergamo. I video, di Lorent Frapat, insieme ad un ricordo della figura di Monique, sono disponibili su Musicheria.net, raccolti nel redazionale, L’insegnamento di Monique Frapat.

[4] Pappalardo E. [2019], Composizione analisi musicale e tecnologia nella scuola primaria. I bambini compongono, raccontano, analizzano, riflettono, ETS, Pisa.

[5] Delalande F. [2001], La musica è un gioco da bambini (a cura di Disoteo M.), FrancoAngeli, cfr. Osservazione 20, p. 173.

[6] Oltre al volume già citato è certamente orientata nella stessa direzione la ricerca da cui il libro di Pappalardo E. [2023], Composizione e analisi nelle prime fasi di studio dello strumento musicale. Aspetti cognitivi, creativi, affettivi e relazionali, ETS, Pisa., nonché i primi due volumi della Collana LaPIM (Laboratorio di Pedagogia dell’invenzione Musicale), che pur non essendo propriamente lavori di ricerca-azione sono densi di riferimenti metodologici e di esempi registrati a scuola: Strobino E. [2022], Il suono l’istante l’avventura. Educazione musicale e improvvisazione, e Strobino E. Vitali M. [2023], Il paesaggio sonoro come teatro educativo. Ecologia-Etica-Estetica, Progetti Sonori, Mercatello sul Metauro.

 

 

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