Musicheria. La rivista digitale di educazione al suono e alla musica

Accorgersi della musicalità infantile

Percorsi formativi con educatrici 06

Significherebbe entrare nel mondo – del reale – per il verso giusto e proprio dell’anima dell’uomo, che è il fatto creativo. Quando ciò non avviene e il bambino entra nel mondo attraverso la proprietà di oggetti di mercato, in lui resta un’ansia, un vuoto, che spesso si fa amara insoddisfazione – sebbene egli abbia tutto – o ira. Perché nella sua educazione, o nascita al mondo, è mancato l’apporto della sua propria invenzione o creatività. Egli ha trovato tutto già fatto. […]
Creare è una forma di maternità; educa, rende felici e adulti in senso buono

Anna Maria Ortese, Corpo Celeste

Il convegno per il ventennale del Progetto Nido Sonoro tenuto nel mese di dicembre del 2022 è stata l’occasione per dare nuova linfa e propulsione ai progetti formativi nello 06 del Centro Studi Maurizio Di Benedetto.
Dopo il periodo di congelamento durante gli anni del COVID, grazie a questo anniversario, abbiamo colto al volo la possibilità di riattivarci, provando a riprendere i contatti con persone, professionisti e servizi educativi.
Visto l’interesse raccolto, si è pensato di procedere attraverso differenti azioni, che permettessero di continuare nel solco di alcune finalità proprie del nostro progetto, ossia il favorire la diffusione di conoscenze relative alla musicalità infantile, al suo carattere costituente, e il promuovere una maggiore sensibilità da parte degli adulti nel saperla cogliere e mettersi in gioco in prima persona.
Ha avuto così origine il percorso formativo online Variazioni di 06, dentro al quale raccontare ricerche, progetti e visioni di infanzia e che è ripreso con un nuovo ciclo di incontri.

Parallelamente, sono stati realizzati alcuni percorsi formativi all’interno dei servizi prima infanzia del territorio, nell’asilo nido e CPI di Galbiate e nel nido di Merate. Va ricordato che il nido di Galbiate è uno dei servizi in cui 22 anni fa ha preso avvio la ricerca Nido Sonoro e ora ha voluto rimettere al centro la musicalità infantile per recuperare i saperi già condivisi e per coinvolgere le nuove operatrici che sono nel frattempo subentrate.
Si è partiti, in entrambi i servizi, dal considerare che nelle proposte di gioco e nelle esperienze che vengono fatte con i bambini, la dimensione sonora non è spesso riconosciuta e quindi valorizzata. Si è infatti più propensi ad accorgersi ed interagire con altre dimensioni e canali espressivi e comunicativi, mentre ci sarebbe bisogno di poter mettere al centro ed esplorare la dimensione sonora dei bambini e delle educatrici, così da poterla conoscere, riconoscere e vivere. Il suono è difatti un potente organizzatore di tempi, spazi, gesti, grazie alla possibilità di rendere manifesti e condivisibili gli effetti dei propri movimenti.
Allo stesso tempo, è una “materia” che si presta a essere giocata dentro la modalità tipica con cui bambine e bambini apprendono e comprendono: lo scarabocchio. Possiamo affermare che lo scarabocchio sia il racconto in tempo reale del nostro fare e lasciare tracce, un modo per creare connessioni, conoscenze e competenze.
È stato importante che la conoscenza e la condivisione di questa prospettiva si sia realizzata con le educatrici innanzitutto tramite una serie di esperienze laboratoriali, che abbiano fatto “toccare con mano” il suono, il gesto sonoro, l’ascolto e l’interazione attraverso il suono, oltre che divertirsi ed emozionarsi.

Questo ha molto facilitato la comprensione, nel vero senso etimologico del termine, ossia di prendere con sé e dentro di sé, di fare propri concetti e paradigmi, che potessero poi essere di nuovo messi in circolo e in gioco nelle proprie quotidianità.
Allo stesso modo, anche l’osservazione di bambine e bambini ha molto aiutato nel processo di appropriazione e interiorizzazione dei concetti enunciati e nella successiva definizione di possibili attività. Prima di fare proposte, abbiamo dedicato del tempo ad accorgerci di quanto siano musicali bambine e bambini, di quanto il suono sia presente nei tempi e negli spazi dei servizi e di come contribuisca in modo sostanziale ai processi di espressione personale, di costruzione identitaria, di interazione attiva, di trasmissione culturale e appaesamento nei contesti quotidiani.
Solo in seguito, attingendo da questi due bacini di esperienza e informazione si è passati alla progettazione di laboratori da proporre ai bambini e alle bambine.
In entrambi i servizi è emerso il desiderio di poter diffondere e condividere con le famiglie la ricchezza di quanto sperimentato come adulti, in interazione con bambini e bambine e nella loro osservazione.

Sono stati pensati e progettati insieme alcuni laboratori in cui invitare i genitori. La fase di preparazione si è rivelata molto intensa e ricca di significati.
Le domande da cui siamo partite per definire le proposte da rivolgere ai genitori sono state:

  • Quali esperienze riteniamo più significative da riproporre anche ai genitori?
  • Quali “messaggi” vogliamo far arrivare ai genitori?
  • Quale titolo possiamo dare all’incontro?

Nonostante in alcune occasioni ci sia stata una presenza limitata da parte dei genitori, aspetto dolente soprattutto dal post-pandemia, i partecipanti hanno espresso nei giorni successivi alle esperienze dei riscontri molto positivi sia per il tipo di proposta che per i contenuti condivisi.
Possiamo quindi concludere che i percorsi svolti sono riusciti ad accendere curiosità, interesse e maggiore consapevolezza rispetto alla dimensione sonora e alla musicalità infantile.
Come Centro Studi ci siamo interrogati sul fatto che una delle criticità maggiori nell’affrontare e nello sviluppare proposte formative in ambito sonoro-musicale sia costituita dalla ricaduta effettiva all’interno dei servizi, in termini di programmazione, di vissuti quotidiani, di capacità di cogliere e rilanciare.
Ci pare, quindi, molto significativo quanto emerso durante gli incontri di verifica con le equipe e all’interno dei questionari di valutazione compilati dalle educatrici, che riportiamo di seguito.
Nelle verifiche di gruppo è stato esplicitato come attraverso il percorso sia stato possibile cambiare la propria impostazione e riuscire a pensare alla dimensione sonora, così da “dare un nome” e accorgersi di quanto di musicale sia presente nella quotidianità di bambine e bambini, inserire attività sonore nella programmazione settimanale, condividere con le famiglie quanto osservato anche durante questi momenti.
Ci si è potuti dotare di un vocabolario attraverso cui poter dare un nome e, quindi, dignità di esistenza a ritagli di realtà di cui non ci si accorgeva prima.
Se da una parte si è iniziato a parlare di suono – scarabocchio sonoro – musicalità – oggetto sonoro – gesto/suono – trovata – traccia – battente – attività sonora, dall’altra si è smesso quasi del tutto di utilizzare il termine rumore, soprattutto per e con la sua accezione negativa, da associare a qualcosa di spiacevole, da evitare o silenziare.
Un altro focus è stato posto sulla documentazione. Anche in questo caso tutte le educatrici dei diversi gruppi si sono molto impegnate non solo nella creazione di dispositivi pedagogici e nella loro applicazione, ma anche nella documentazione. Molto apprezzato è stato l’utilizzo di una griglia di osservazione e commento delle attività, sempre come supporto che potesse aiutare a fissare e condividere quanto si realizzava nel flusso delle esperienze.

Per quanto riguarda i questionari, le valutazioni numeriche date al miglioramento delle conoscenze e competenze professionali e alla efficacia della formazione hanno ottenuto degli ottimi punteggi. Particolarmente significative risultano le risposte date alla domanda aperta relativa a commenti liberi alla formazione realizzata e a quello che “vi siete portate a casa”.
Vengono riportate di seguito le risposte delle educatrici delle due realtà, che riescono a cogliere e restituire il senso del percorso realizzato insieme.

  • Per me è stato davvero stimolante avere da Silvia questo nuovo punto di vista: stare nel rumore/suono quotidiani come osservatrice, per vedere che effetto mi fanno. È stata una specie di provocazione che mi ha portata a superare alcune barriere che si frapponevano in una possibile sperimentazione dei suoni con le bambine ed i bambini del mio gruppo (non evito più quello che mi dà fastidio, ma lo provo a cercare e lo analizzo).
  • Il lavoro sulla Ninna Nanna presentato nella serata con i genitori (e da noi già sperimentato prima, anche se si è incrociato con l’altra formazione) è stata una potente riflessione sull’importanza della voce come strumento che veicola emozioni e non solo informazioni e come ponte di collegamento fra noi e gli altri.
  • Ho acquisito nuovi concetti, dato che non sono assolutamente esperta in questo argomento e di cui non avevo mai sentito parlare (non sapevo nemmeno che esistessero questi percorsi di ricerca all’interno delle scuole o nei nidi, in Europa, in Italia ma soprattutto qui vicino a noi).
  • Ho imparato che musica è tutto ciò che ci circonda. Ho imparato ad apprezzare o perlomeno sopportare anche qualche rumore che definivo fastidioso.
  • Mi è piaciuta la formazione perché è stata sia teorica che pratica, attraverso video e proposte fatte mi ha permesso di capire concretamente anche come svolgere attività musicali con i bambini e le bambine, come proporle, cosa proporre, e come porsi.
  • La mia posizione è stata perlopiù di osservatrice rispetto al gruppo di bambini e bambine, e questo mi ha permesso di aprire lo sguardo e di osservare una varietà di “utilizzo” del materiale molto ampia, dalla quale prenderò spunto per altre proposte.
  • La ricerca continua di musica nelle nostre giornate mi ha permesso di avere un occhio e un orecchio più attento a ciò che mi circonda.
  • La parte relativa alle ninne nanne mi è piaciuta molto, soprattutto partendo dalla sperimentazione mi è stata utile. Mi piacciono molto ma non le canto molto spesso, dovrei “esercitarmi” su questo.
  • È stata una formazione che mi ha lasciato nozioni ma anche tanta voglia di scoprire “altro” relativo alla musica, che sperimenterò.
  • Non ho partecipato causa malattia prolungata a gran parte del percorso formativo, tuttavia ciò che ho vissuto l’ho trovato interessante. Mi è piaciuto il modo con cui Silvia ha condotto la serata coi genitori, portando riflessioni facilmente comprensibili ai presenti soprattutto grazie alle pratiche che ha proposto. È emersa la sua competenza e la sua passione nel lavoro che svolge.
  • La musica e il mondo sonoro appartengono all’ animo umano se è disposto ad ascoltarlo.
  • Come genitori ed educatori possiamo fare molto per favorire e permettere ai bambini e alle bambine di implementare l’innata attrazione verso questo linguaggio artistico.
  • Gradualmente Silvia ci ha accompagnate alla scoperta del suono dei bambini e bambine, ci ha fatto riflettere sulla scelta degli strumenti musicali e siamo arrivate a comprendere che il suono autentico e coinvolgente è sempre collegato alla libertà di espressione e che noi adulti educatori dobbiamo veramente metterci in ascolto.
  • Una maggiore attenzione nella pianificazione delle proposte, più cura e nuovi “strumenti” utili nel pensare alle esperienze sonore.
  • La compilazione delle schede mi ha permesso, di volta in volta, di fermarmi, pensare e ri-pensare all’esperienza appena vissuta. Creandone uno storico.
  • La serata con i genitori è stata davvero un bellissimo momento, ho vissuto un clima ed un’energia entusiasmante, divertente e coinvolgente. “Giocare” con i genitori è stato interessante e un modo diverso per entrare in relazione con loro.
  • Questo percorso formativo mi ha arricchito, ha aperto il mio sguardo verso un nuovo mondo musicale a me sconosciuto. Mi porto a casa tantissime informazioni utili per il mio percorso professionale. Sicuramente le terrò a mente per il mio futuro e continuerò ad utilizzarle nel quotidiano con i bambini e le bambine. Nel mondo musicale- sonoro mi trovo bene e sono contenta di essermi messa in gioco, in movimento ed in ricerca per programmare le esperienze di gioco settimanali e per aver affinato ancora di più il mio sguardo ed il mio ascolto al suono/rumore/silenzio nelle giornate al nido.
  • Tutti gli strumenti/oggetti di uso quotidiano possono essere utilizzati per produrre un suono, il suono è ovunque. Imparare ad ascoltare e apprezzare anche quello che prima consideravamo “rumore”
  • Percorso molto ben strutturato. Ha contribuito a cambiare il modo di “sentire e ascoltare” i suoni dei bambini e del loro mondo. Obiettivo raggiunto.
  • Imparare a stare nelle situazioni in cui il livello sonoro si alza durante le proposte strutturate; gestire e proporre, in modo costante e a pari delle altre consuete attività, giochi sonori e/o proposte sonore con oggetti quotidiani.
  • È cambiato l’approccio nell’ascolto dei suoni liberamente prodotti dai bambini/e.
  • Un cambio di percezione e visione rispetto al concetto di “sonoro”: partendo dal sostituire la parola “rumore” con “suono”. Prestare attenzione e accogliere gli scarabocchi sonori che i bambini portano, creano e sperimentano quotidianamente. Aver imparato ad accogliere e a stare in una dimensione che non si può controllare e fermare (suono) cercando di farne tesoro dando la possibilità al bambino di sperimentarla. Osservare come qualsiasi oggetto può diventare ed essere un ottimo strumento musicale e quindi proporre delle nuove attività.
  • Sicuramente un punto di vista nuovo, nuovo approccio e sensibilità al sonoro e alla sua produzione. Più consapevolezza nelle proposte e nella scelta degli strumenti musicali da utilizzare. Importanza nell’osservare, ascoltare e lasciar ai bambini/e la produzione del suono con più contezza.
  • È stato utile tornare a riflettere sulla dimensione musicale al nido/CPI. Differenziare tra musica/rumore. Avere spunti e idee per proposte. Bello vedere come i bambini si “muovono” con la musica. Interessante anche le volte in cui, partendo dalla musica, si arrivava a riflettere su dimensioni più ampie. La modalità di proporre il corso ha permesso di non farlo risultare pesante.
  • Ho approfondito la dimensione musicale come elemento intrinseco di ogni attività dei bambini, in situazioni più o meno strutturate. Un nuovo focus di osservazione/ascolto.
  • Ha contribuito a cambiare il modo di ascoltare i suoni, soprattutto quelli prodotti da bambini/e con oggetti di uso quotidiano. Nuovi spunti e idee per proporre attività sonore.

 

«Nella riflessione di Christian Bobin sull’abitare poeticamente il mondo, l’estetica ed il sentire segnano l’inizio di un Luogo dove l’umano si ricompone dentro l’impercettibile, il minuscolo, il muto e fragilissimo scorrere della vita.
Un luogo amato e lontano dalle azioni e dalle parole di avidità, in cui la postura non è quella dominatrice ed utilitaristica, ma quella contemplativa, dove l’anima si fa e il soggetto è autenticamente in relazione con il cosmo di cui fa parte. L’autore ci consegna una pedagogia dell’ascolto e della ricezione, entro una visione organicista e rispettosa della vulnerabilità, emblematica posizione dentro un tempo che, di converso,
ci allena a sviluppare abilità eroiche individualistiche e titaniche».

dall’introduzione di Sara Costanzo al testo di Christian Bobin, Abitare poeticamente il mondo

  • Per me è stato davvero stimolante avere da Silvia questo nuovo punto di vista: stare nel rumore/suono quotidiani come osservatrice, per vedere che effetto mi fanno. È stata una specie di provocazione che mi ha portata a superare alcune barriere che si frapponevano in una possibile sperimentazione dei suoni con le bambine ed i bambini del mio gruppo (non evito più quello che mi dà fastidio, ma lo provo a cercare e lo analizzo).
  • Il lavoro sulla Ninna Nanna presentato nella serata con i genitori (e da noi già sperimentato prima, anche se si è incrociato con l’altra formazione) è stata una potente riflessione sull’importanza della voce come strumento che veicola emozioni e non solo informazioni e come ponte di collegamento fra noi e gli altri.
  • Ho acquisito nuovi concetti, dato che non sono assolutamente esperta in questo argomento e di cui non avevo mai sentito parlare (non sapevo nemmeno che esistessero questi percorsi di ricerca all’interno delle scuole o nei nidi, in Europa, in Italia ma soprattutto qui vicino a noi).
  • Ho imparato che musica è tutto ciò che ci circonda. Ho imparato ad apprezzare o perlomeno sopportare anche qualche rumore che definivo fastidioso.
  • Mi è piaciuta la formazione perché è stata sia teorica che pratica, attraverso video e proposte fatte mi ha permesso di capire concretamente anche come svolgere attività musicali con i bambini e le bambine, come proporle, cosa proporre, e come porsi.
  • La mia posizione è stata perlopiù di osservatrice rispetto al gruppo di bambini e bambine, e questo mi ha permesso di aprire lo sguardo e di osservare una varietà di “utilizzo” del materiale molto ampia, dalla quale prenderò spunto per altre proposte.
  • La ricerca continua di musica nelle nostre giornate mi ha permesso di avere un occhio e un orecchio più attento a ciò che mi circonda.
  • La parte relativa alle ninne nanne mi è piaciuta molto, soprattutto partendo dalla sperimentazione mi è stata utile. Mi piacciono molto ma non le canto molto spesso, dovrei “esercitarmi” su questo.
  • È stata una formazione che mi ha lasciato nozioni ma anche tanta voglia di scoprire “altro” relativo alla musica, che sperimenterò.
  • Non ho partecipato causa malattia prolungata a gran parte del percorso formativo, tuttavia ciò che ho vissuto l’ho trovato interessante. Mi è piaciuto il modo con cui Silvia ha condotto la serata coi genitori, portando riflessioni facilmente comprensibili ai presenti soprattutto grazie alle pratiche che ha proposto. È emersa la sua competenza e la sua passione nel lavoro che svolge.
  • La musica e il mondo sonoro appartengono all’ animo umano se è disposto ad ascoltarlo.
  • Come genitori ed educatori possiamo fare molto per favorire e permettere ai bambini e alle bambine di implementare l’innata attrazione verso questo linguaggio artistico.
  • Gradualmente Silvia ci ha accompagnate alla scoperta del suono dei bambini e bambine, ci ha fatto riflettere sulla scelta degli strumenti musicali e siamo arrivate a comprendere che il suono autentico e coinvolgente è sempre collegato alla libertà di espressione e che noi adulti educatori dobbiamo veramente metterci in ascolto.
  • Una maggiore attenzione nella pianificazione delle proposte, più cura e nuovi “strumenti” utili nel pensare alle esperienze sonore.
  • La compilazione delle schede mi ha permesso, di volta in volta, di fermarmi, pensare e ri-pensare all’esperienza appena vissuta. Creandone uno storico.
  • La serata con i genitori è stata davvero un bellissimo momento, ho vissuto un clima ed un’energia entusiasmante, divertente e coinvolgente. “Giocare” con i genitori è stato interessante e un modo diverso per entrare in relazione con loro.
  • Questo percorso formativo mi ha arricchito, ha aperto il mio sguardo verso un nuovo mondo musicale a me sconosciuto. Mi porto a casa tantissime informazioni utili per il mio percorso professionale. Sicuramente le terrò a mente per il mio futuro e continuerò ad utilizzarle nel quotidiano con i bambini e le bambine. Nel mondo musicale- sonoro mi trovo bene e sono contenta di essermi messa in gioco, in movimento ed in ricerca per programmare le esperienze di gioco settimanali e per aver affinato ancora di più il mio sguardo ed il mio ascolto al suono/rumore/silenzio nelle giornate al nido.
  • Tutti gli strumenti/oggetti di uso quotidiano possono essere utilizzati per produrre un suono, il suono è ovunque. Imparare ad ascoltare e apprezzare anche quello che prima consideravamo “rumore”
  • Percorso molto ben strutturato. Ha contribuito a cambiare il modo di “sentire e ascoltare” i suoni dei bambini e del loro mondo. Obiettivo raggiunto.
  • Imparare a stare nelle situazioni in cui il livello sonoro si alza durante le proposte strutturate; gestire e proporre, in modo costante e a pari delle altre consuete attività, giochi sonori e/o proposte sonore con oggetti quotidiani.
  • È cambiato l’approccio nell’ascolto dei suoni liberamente prodotti dai bambini/e.
  • Un cambio di percezione e visione rispetto al concetto di “sonoro”: partendo dal sostituire la parola “rumore” con “suono”. Prestare attenzione e accogliere gli scarabocchi sonori che i bambini portano, creano e sperimentano quotidianamente. Aver imparato ad accogliere e a stare in una dimensione che non si può controllare e fermare (suono) cercando di farne tesoro dando la possibilità al bambino di sperimentarla. Osservare come qualsiasi oggetto può diventare ed essere un ottimo strumento musicale e quindi proporre delle nuove attività.
  • Sicuramente un punto di vista nuovo, nuovo approccio e sensibilità al sonoro e alla sua produzione. Più consapevolezza nelle proposte e nella scelta degli strumenti musicali da utilizzare. Importanza nell’osservare, ascoltare e lasciar ai bambini/e la produzione del suono con più contezza.
  • È stato utile tornare a riflettere sulla dimensione musicale al nido/CPI. Differenziare tra musica/rumore. Avere spunti e idee per proposte. Bello vedere come i bambini si “muovono” con la musica. Interessante anche le volte in cui, partendo dalla musica, si arrivava a riflettere su dimensioni più ampie. La modalità di proporre il corso ha permesso di non farlo risultare pesante.
  • Ho approfondito la dimensione musicale come elemento intrinseco di ogni attività dei bambini, in situazioni più o meno strutturate. Un nuovo focus di osservazione/ascolto.
  • Ha contribuito a cambiare il modo di ascoltare i suoni, soprattutto quelli prodotti da bambini/e con oggetti di uso quotidiano. Nuovi spunti e idee per proporre attività sonore.

 

«Nella riflessione di Christian Bobin sull’abitare poeticamente il mondo, l’estetica ed il sentire segnano l’inizio di un Luogo dove l’umano si ricompone dentro l’impercettibile, il minuscolo, il muto e fragilissimo scorrere della vita.
Un luogo amato e lontano dalle azioni e dalle parole di avidità, in cui la postura non è quella dominatrice ed utilitaristica, ma quella contemplativa, dove l’anima si fa e il soggetto è autenticamente in relazione con il cosmo di cui fa parte. L’autore ci consegna una pedagogia dell’ascolto e della ricezione, entro una visione organicista e rispettosa della vulnerabilità, emblematica posizione dentro un tempo che, di converso,
ci allena a sviluppare abilità eroiche individualistiche e titaniche».

dall’introduzione di Sara Costanzo al testo di Christian Bobin, Abitare poeticamente il mondo

Vuoi leggere l'articolo completo? Effettua il login

Materiali PDF
Materiali audio
Materiali video